NUOVA ENERGIA

La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente. (John Stuart Mill)

mercoledì 26 giugno 2013

L’ESPERIENZA SECONDO OSHO



Di Antonella Randazzo



Sin da piccoli, siamo indotti ad adattarci al contesto in cui viviamo, sacrificando la spontaneità, e dunque anche il legame autentico con noi stessi. Questo ci spinge a non credere in noi stessi, ma a valutare le cose sempre sulla base della realtà esterna. In altre parole, non crediamo più alla nostra esperienza interiore, e diamo spazio ad essa, oppure la ignoriamo, sulla base delle informazioni che riceviamo dall’esterno.
Molte persone spesso non credono nemmeno a quello che vedono, basti pensare al fenomeno delle scie chimiche: è un fenomeno che tutti possono vedere, ma soltanto alcuni credono ai loro occhi e si rendono conto che non si tratta di “scie di condensa”.
Il mistico Osho Rajneesh, nonostante proponesse un percorso di spiritualità, mise in evidenza l’importanza dell’esperienza concreta, sostenendo che la realtà esterna è spesso finzione e ostacolo all’autorealizzazione:

“Nella nostra epoca tutto è menzogna. Fingi di amare, di essere arrabbiato; continui a fingere finché ti dimentichi se stai recitando o se c’è qualcosa di vero. Non dici mai che cosa senti dentro di te; non lo esprimi mai. Continui a esprimere cose che non esistono. Osservati e te ne accorgerai. Dici qualcosa, ma ciò che senti è diverso. In realtà volevi esprimere l’esatto contrario, ma se dici la verità diventerai un disadattato, perché in una società completamente falsa puoi esistere solo se sei falso. Più ti adatti e più sarai falso, perché se vuoi essere sincero ti sentirai disadattato”.(1)

I saggi di tutti i tempi ci hanno detto che un’esistenza vissuta senza uno stretto contatto con se stessi non può essere un’esistenza di qualità. Spiega Osho:

“Essere autentici significa restare totalmente legati ai fatti. Le ideologie, le teorie, gli “ismi” ti deformano e ti forniscono una falsa ‘persona’: ti ritrovi a indossare maschere senza essere mai ciò che mostri; perdi ogni contatto con la realtà e all’improvviso la tua vita diventa una recita continua. La tua vita è sempre meno viva, è sempre più una recita in cui interpreti una parte, non la tua vera anima, ma la tua cultura, la tua educazione, la tua società, la tua civiltà. L’uomo può essere educato, ma più è educato meno è autentico. La realtà è il tuo Sé spontaneo, non manipolato dalla società. Ma il rischio è che un bambino, abbandonato a se stesso, non sia molto diverso da un animale. Sarà autentico, ma animalesco; non diventerà un uomo. Questo è inaccettabile, non è un’alternativa possibile. Non possiamo lasciare un bambino a se stesso; dobbiamo intervenire in qualche modo, anche se qualsiasi tipo di intervento influenzerà il suo vero Sé. Il bambino riceverà abiti, maschere, volti, diventerà un uomo e un attore, ma non sarà più autentico. Se lo lasci a se stesso sarà autentico come un animale, ma non sarà un uomo. Educarlo è un male necessario; lo dobbiamo educare e condizionare per farlo diventare un uomo, anche se non sarà più autentico. La terza possibilità è offerta da queste tecniche di meditazione. Tutte le tecniche di meditazione sono in realtà dei ‘decondizionamenti’. E’ possibile eliminare tutto ciò che la società ti ha dato senza regredire allo stato animale, ma diventando qualcosa di più di un uomo: un superuomo.(…) Come mai (il bambino) diventa falso? Perché l’uomo è imposto solo dall’esterno. Dentro resta l’animale. Imponiamo l’umanità dall’esterno. Il bambino si divide, si scinde in due. All’interno vive l’animale, all’esterno l’uomo. Per questo tutto quello che dici o fai ha due aspetti. Devi conservare l’apparenza che ti è stata data e soddisfare continuamente il tuo animale: è una cosa complessa, e la conseguenza è che tutti diventano ipocriti.(…) L’animale è integro, indiviso; anche il santo è integro e indiviso. L’uomo è scisso, perché si trova esattamente tra i due, tra l’animale e il santo, tra Dio e il cane. L’uomo è esattamente nel mezzo. All’interno resta il cane; all’esterno finge di essere Dio, il che genera tensione e angoscia, e tutto diventa falso. Potresti cadere in basso e diventare un animale; allora saresti più autentico di un uomo, ma perderesti molto: perderesti la possibilità di diventare Dio.”(2)

Dunque, la società promette all’individuo di elevarlo al di sopra dell’animale. Addirittura la religione gli pone l’esempio di un Dio, che ama e si sacrifica. I messaggi sociali, culturali e religiosi che l’individuo riceve sin dalla più tenera età sono tanti, e tutti concorrono a dirgli che deve rinnegare gli aspetti più veri e profondi di se stesso. Deve rinnegare l’istinto, la rabbia, il sesso, l’avidità. Ma questa repressione non è affatto evolutiva come si potrebbe credere, perché reprimere significa dare forza, e non cancellare. Non si possono cancellare aspetti di se stessi, si possono soltanto trascendere. Ma per trascenderli occorre prima accettarli. Il reprimere impedisce di accettarli e di trascenderli o elaborarli. Sarebbe come se uno scalatore volesse partire dall’alto per scalare la montagna, sentendosi troppo bravo per partire da livelli troppo bassi. Ma se non si parte dal basso non si può arrivare in alto. Per realizzare una vera evoluzione, gli esseri umani devono partire da ciò che sono, senza reprimere se stessi o fingere di essere diversi per vergogna.
Questo significa che ogni individuo dovrebbe diventare in grado di vedere se stesso così com’è. Questa è una delle esperienze più difficili, perché siamo abituati a vederci in modo idealizzato, oppure attraverso gli occhi degli altri. Osserva Osho: “Non permettere alla società di importi la sua ideologia. Non guardarti con gli occhi degli altri. Hai i tuoi occhi, non sei cieco. E hai i fatti della vita interiore. Usa i tuoi occhi! Ecco cosa vuol dire considerazione”.(3)
L’esperienza personale è la “vita”, in quanto le teorie, le idee o le ideologie sono importanti solo se si traducono in esperienze. Dice Osho: “Le idee da sole non sono di alcuna utilità se non diventano un’esperienza concreta… Se la tua vita non ti insegna alcunché, null’altro ti potrà mai insegnare nulla”.(4)
Perché tantissime persone ignorano la propria esperienza e scelgono di diventare gregari?
La causa principale è la paura: molti temono di sbagliare se si fidano profondamente di se stessi. Hanno appreso sin da bambini a seguire quello che fanno gli altri, e temono che l’esperienza personale possa portarli altrove. Scrive Osho: “Se non ci fossero i codardi, non esisterebbero nemmeno i leader. Fondamentalmente vengono scelti dai codardi, per cui sono leader dei codardi”.(5)
L’esperienza personale, priva di condizionamenti, è possibile soltanto se si è in contatto con la propria interiorità, ovvero con il vero sé, libero dall’oppressione. Molti credono di vivere sulla base di esperienze personali, ma in realtà stanno ripetendo schemi mentali e comportamentali ricevuti dalla famiglia, dalla società, dai preti o da altri fattori.
La vera esperienza avviene quando si diventa capaci di guardarsi dentro, e di eliminare tutto quello che non appartiene al proprio vero sé. Dice Osho: “La tua consapevolezza può fare solo una cosa: comprendere e la comprensione in sé diventerà la trasformazione”.(6)

La maggior parte delle persone sceglie di credere in qualche religione o ideologia, e rinuncia alla sua personale esperienza per seguire un’autorità esterna. Questo comportamento, che appare “normale” perché riguarda moltissime persone, in realtà tradisce immaturità emotiva e incapacità di assumersi la responsabilità totale della propria esistenza, come spiega Osho:
“Il credo nasce dalla paura, non dall’amore, non dalla tua conoscenza, non dalla tua esperienza – è semplicemente frutto della tua paura. Credi perché da solo hai paura; perché sei un bambino, vuoi qualcuno a cui aggrapparti, a cui attaccarti. Hai bisogno di una figura paterna! In modo da poterti sempre rivolgere a essa, e darle ogni responsabilità, in modo da poter continuare a piangere e rimanere impotente.”(7)

In effetti, cos’è l’esperienza? E’ vivere con se stessi e tramite se stessi. L’esperienza più lampante è stata definita “il qui e ora” poiché è il presente che ci vede in diretto contatto con noi stessi e con la realtà. Spiega Osho:

“Ebbene, una qualsiasi risposta frutto della mente non sarebbe quella giusta, poiché qualsiasi cosa la mente possa dire in quanto definizione del qui e ora, sarà sbagliata; non importa la risposta: qualsiasi cosa sarà sbagliata. La mente non sa nulla del qui e ora! Come può definirlo? Sii semplicemente in silenzio; per un istante, sii semplicemente... ed eccolo presente! QUESTO è il qui e ora! No, non ti darò una definizione poiché tutte le definizioni sono frutti della mente, e la mente ne terrà le redini, mentre il qui e ora è un'esperienza esistenziale... questi alberi, il richiamo di questo uccello, il rumore del traffico, il fischio del treno, e il sole che danza tra i rami... e tu, e io... e questo silenzio, questa presenza... Allorché in te non si agita alcun pensiero, quando lo schermo della tua mente è assolutamente vuoto, senza che una sola immagine vi scorra sopra... questo è... e non può essere definito. Lo puoi sperimentare, è accessibile: è un diritto di tutti sperimentarlo, ma come definirlo? Se cerchi di definirlo, dovrai chiamare in causa il passato e il futuro. Interrogare i dizionari, l'Enciclopedia: cosa dicono? Diranno che il presente è un istante posto tra il passato e il futuro: è il solo modo per definirlo! Ebbene, può esistere definizione peggiore? Se devi chiamare in causa il passato e il futuro, se non riesci a definire il presente senza coinvolgere il passato e il futuro, che definizione potrai mai darne? Il presente non è né passato né futuro - NE' SI TROVA TRA DI ESSI! NON PUO' esistere tra il passato e futuro, perché il passato non esiste più, e il futuro non esiste ancora. Come può il presente esistere tra due cose che non esistono? Il presente è esistenziale: com'è possibile definire l'esistenza usando qualcosa che non esiste? E' un'assurdità bella e buona! Ma è così che si muove la logica: sembra assolutamente logica, ma rimane radicata nell'assurdo. Il presente non esiste tra il passato e il futuro: il presente è oltre il passato e il futuro. Il presente è eternità: non è neppure parte del tempo! E non è vero che il tempo scorra: noi scorriamo, il tempo permane. Non è vero che il momento esistente solo un attimo fa è passato, per niente! Esiste un unico istante, assolutamente unico: è eternità. Non passa mai, non va da nessuna parte. A volte, puoi aver osservato uno strano fenomeno: sei seduto in un treno, in sosta alla stazione, che inizia a muoversi, ma tu hai la sensazione che sia il treno fermo sul binario di fianco al tuo che sta partendo! Oppure, l'altro treno inizia a muoversi e tu hai la sensazione che sia il tuo treno che parte!E solo guardando con maggior attenzione scopri quel che accade veramente. Il tempo permane, NOI continuiamo a muoverci, noi cambiamo. L'oceano del tempo è presente, il pesce continua a muoversi. Il movimento esiste nelle nostre menti: la mente è movimento. La verità non si muove affatto, è sempre la stessa. (...) Tu mi chiedi cos'è il qui e ora? Sentilo! Sperimentalo! Ed è ciò che accade qui, con me. Cos'è mai la meditazione? Entrare qui... adesso. Cos'è l'amore? Entrare nel qui e ora. Cos'è la celebrazione? Entrare nel qui e ora. Ma non è possibile dare alcuna definizione. E' possibile entrarci, poiché in realtà non ne sei mai uscito. E' presente! (...) E' accaduto: uno psicologo fece un piccolo esperimento. Fissò un enorme foglio di carta bianca su una lavagna, coprendola tutta. Gli studenti lo osservavano. Quindi lo psicologo prese la penna e su quell'immenso foglio bianco fece un puntino minuscolo, solo uno, praticamente invisibile. Gli studenti dovettero avvicinarsi fin quasi a toccarlo col naso, per poterlo vedere. A quel punto chiese: ‘Cosa vedete?’. E tutti risposero: ‘Un puntino nero’. Nessuno vide il foglio bianco. Nessuno, non un solo studente su cinquanta, disse: ‘Vedo un grosso foglio di carta che ricopre l'intera lavagna’. Non uno! Tutti dissero: ‘Un puntino nero’. E la domanda era: ‘Che cosa vedete?’. Cos'era accaduto? L'ENFASI. L'abitudine a leggere porta a mettere l'accento sui caratteri neri, i segni neri sulla carta: nessuno vede il foglio bianco. Cambia semplicemente l'enfasi. Inizia a guardare il foglio bianco, anziché il puntino nero - questo porterà una rivoluzione radicale. Quando in te scorrono due pensieri, tra di essi c'è un intervallo, una pausa, uno spazio vuoto. Quando in te scorrono due parole, tra di esse, di nuovo, esiste uno spazio vuoto. Guarda sempre di più in quegli spazi vuoti: perdi di vista le parole... osserva gli spazi vuoti. (...) Cambia semplicemente il fuoco della tua attenzione: passa dalle figure allo sfondo. I pensieri sono le figure, la consapevolezza è lo sfondo. Inizia semplicemente a osservare gli spazi vuoti, gli intervalli. Innamorati degli intervalli! Scendi in essi profondamente, indaga in essi più in profondità: nascondono segreti importantissimi. In essi è nascosto il mistero. Il mistero non si trova nelle parole che scorrono nella mente, quelle parole sono banalità, impressioni esteriori. Osserva invece lo sfondo su cui scorrono, su cui si agitano come increspature: scruta in quella consapevolezza: è infinita. E' il tuo essere.
QUELLA consapevolezza è chiamata non-mente. Questo è il significato dell'espressione: ‘leggere tra le righe’. Leggi tra le righe e diventerai saggio. Leggi le righe e diventerai uno studioso rivoltante, un uomo colto, un pappagallo, un computer, una memoria - una mente. Leggi tra le righe e diventerai una non-mente. E la non-mente è qui e ora.”(8)

In conclusione, la persona che vive sulla base della propria esperienza personale è più vera, più soddisfatta e più felice. E’ proprio questo stato dell’essere che ha fatto dire ad Osho: “Gli uomini politici esprimono in parole ciò che la gente desidera sentire. Io esprimo con le parole la mia esperienza. Senza preoccuparmene se piace o non piace a chi mi ascolta... Quando parlo, parlo con tutto il mio cuore, senza rispettare affatto le tue reazioni. La mia è semplicità, onestà. Non cerco in nessun modo di influenzarti. Non ho affatto il desiderio di convertirti. Mi limito a condividere la mia esperienza e questo mi diverte, mi allieta. Al mondo troverai persone interessate a te solo perché vogliono convertirti. Non troverai persone che abbiano il semplice desiderio di condividere con te il loro cuore e la loro anima. Non so cosa sia il carisma, perché non ho mai incontrato nessuna personalità carismatica, nel mondo intero. Non mi interessa influenzare nessuno. Mi rende incredibilmente felice condividere con te la mia visione… Un uomo autoritario ha sempre un'autorità fittizia. Quando Gesù dice: ‘Ascoltami, perché le mie parole vengono da Dio’, parla in modo autoritario. Usa il nome di Dio per rafforzare la propria autorità, Quando il papa parla, parla in nome di Gesù Cristo. E' autoritario. Io non lo sono, perché non parlo in nome di nessuno. Non ho Dio che mi sostiene, né una sacra bibbia. Parlo semplicemente per esperienza personale; e questo mi dà un'incredibile autorità… l'autorità che si intravede dietro le mie parole (è) la mia esperienza”.(9)

NOTE:
1) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, Bompiani, Milano 2000, p. 29.
2) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., pp. 45-46.
3) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 57.
4) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., pp. 109-185.
5) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 264.
6) Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione, op. cit., p. 258.
7) Osho Rajneesh, L’arte di ricrearsi, Mondadori, Milano 2008, p. 41.
8) Osho Rajneesh, L’arte di ricrearsi, Mondadori, Milano 2008.
9) Intervista con Enzo Biagi rilasciata il 12 gennaio 1986 a Katmandu, Nepal, e trasmessa il 
28 Gennaio 1986 nella trasmissione “Spot”, di Rai Uno.




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